La Mostra

IL MURO (DEGLI ANGELI)

Giusy Calia e Ruben Mureddu

A cura di Anna Rita Punzo


Neoneli, Sala Corrale
22-25 Giugno 2023


"Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli..."
Alda Merini, Il Bacio

Nelle parole del filosofo francese Thierry Paquot “il costruttore di muri è un inquinatore dell’umanità“, erige strutture visibili o astratte alimentate dalla paura dell’Altro e dell’Altrove, potenze illusorie che dividono, oppongono, aggrediscono ma al contempo evocano l’idea di libertà, alimentano la necessità di evasione, stimolano l’ispirazione e il pensiero. Nell’immagine del muro convivono dunque due nature, quella del confine rigido e irrevocabile e quella del limite di tradizione kantiana che presuppone una realtà alternativa, aperta alla modulazione di nuove forme di comunicazione e autodeterminazione. Le opere di Ruben Mureddu e Giusy Calia sono l’eco delle voci oltre i muri degli istituiti psichiatrici, riverberano persistenze emotive ed entità residuali sedimentate in opifici della memoria ghermiti dal tempo e lacerati dalle ferite dell’oblio.

Mureddu racconta le in-esistenzedi coloro che furono reclusi in questi recinti del dolore, vittime e carnefici di una lotta impari che non contempla la resa: stanze e padiglioni si susseguono in un distopico caleidoscopio di frame pittorici popolati da materiale umano esposto, sezionato, sviscerato, stagliato su cortine cromatiche che lentamente si liquefanno come cadaveri in putrefazione. Nei dipinti di Mureddu gli in-esistenti sono carni da macello marchiate dallo stigma della malattia mentale, cavie alienate e sopraffatte, corpi abbandonati, impietosi e grevi, sono manichini scomposti e catatonici, pervasi da un’intrinseca vulnerabilità. Quando il sentire dell’artista muta, la pennellata si fa forte, incisiva, sanguigna, affonda come un bisturi tra adipose piaghe di dolore, penetra la mera apparenza per sondare la dimensione psichica e inconscia dell’io.

Calia narra le Esistenze deisuperstiti, di chi non si è conformato passivamente ad un’omologazione sociale in metastasi ma ha tradotto le armi della segregazione in strumenti per la rivendicazione dell’individualità negata in nome di una presupposta e imposta normalità. L’obiettivo di Calia accarezza i “muri-loquaci”, memorie tangibili che, filtrate attraverso lo sguardo empatico dell’artista, rivelano la propria natura sensoriale ed empirica di astrazioni mentali e criptici soliloqui; tra gli autori di queste monumentali dichiarazioni di libertà emergono i nomi di Fernando ‘Oreste’ Nannetti e Alda Merini. Il prezioso lascito della “Proserpina lieve” italiana sono le pareti della sua stanza da letto, una contemporanea Lescaux consacrata agli Angeli, riservata ai pensieri in divenire che si rivelano sottoforma di tracce scarlatte su intonaci giallo-nicotina; l’eredità di NOF4, acronimo coniato dallo stesso Nannetti, è il delirio poetico-psicotico inciso sui muri di cinta del Padiglione Ferri nel manicomio di Volterra, capolavoro di art-brut in cui riecheggiano modi ed espressioni semio-linguistiche del Futurismo italiano.

Tra le parole che Nannetti affida alle sue pagine di sabbia e calce emergono quelle dedicate alla formulazione del concetto di immagine che oggi risuonano come felice presagio della ricerca di Calia: “…le immagini hanno una temperatura, sono materia vivente…“; similmente le creature fotografiche generate dell’autrice sono organismi complessi e autonomi, atlanti della memoria nutriti da energie e temporalità multiple, da cui si sviluppano e dipanano relazioni e prospettive conoscitive di matrice warburghiana.

Al là dei muri dimorano crisalidi quiescenti.

L’energia maiutica di Mureddu e Calia ne dispiega le ali.

Come una farfalla libera son Io

Tutto il Mondo è mio

e Tutti fo Sognare

-NOF4-

Anna Rita Punzo

RUBEN MUREDDU (1979). Vive e lavora ad Alghero. Studia Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e l’Accademia di Belle “Mario Sironi” di Sassari, dove si diploma con una tesi sul rapporto tra l’espressione creativa e la componente psichiatrica. Nel 2012 frequenta il Master “Le artiterapie: metodi e tecniche d’intervento” presso l’Università degli Studi ROMA TRE, che gli permette di avvicinarsi professionalmente alle comunità terapeutiche. Dal 2011 al 2017 lavora nelle comunità psichiatriche residenziali protette dei padiglioni ex-manicomiali di Rizzeddu, a Sassari, dove progetta e coordina i laboratori di tecniche plastico-figurative in collaborazione con psicologi, psichiatri e operatori sociali.

GIUSY CALIA (1971) Vive e lavora a Sassari. Consegue la Laurea in Lettere con una indagine dedicata alla follia nella letteratura tedesca e una Laurea in Filosofia con una tesi sulla poetessa Alda Merini, cui segue il Dottorato in Letterature Comparate con una ricerca sulle immagini della follia. Nel 2006 si trasferisce a Milano per studiare fotografia alla John Kaverdash School. Nel 2007 frequenta un corso di videomaking della New York Academy. Attualmente sta per concludere i suoi studi in Psicologia Clinica con una tesi sul potere curativo delle immagini, lavoro ispirato ad Aby Warburg e al suo atlante Mnemosyne.